IL MITO POEMI

Il genere epico

Le origini del genere epico

Si definisce “epica” il genere letterario proprio di quei componimenti che raccontano le imprese leggendarie e grandiose di un popolodei suoi eroi e dei suoi dèi. Il termine, che deriva dal greco èpos (“parola”, “canto accompagnato da musica”), fa riferimento all’origine orale dei racconti epici. Solo in un secondo momento essi sono stati trascritti e hanno assunto una forma letteraria, solitamente quella del poema, una lunga opera narrativa in versi.

Il genere epico è presente in forme diverse in quasi tutte le culture: ogni popolo ha infatti sentito il bisogno di tramandare la propria memoria storica e le vicende dei propri eroi. L’epica dunque è una forma molto antica di narrazione e riveste una grande importanzain quanto ci permette di conoscere gli aspetti caratteristici di una determinata civiltà, i suoi valori morali e religiosi.

         Il poema epico nella storia

La prima opera letteraria dell’umanità è un poema epico nato in Mesopotamia nel III millennio a.C. L’Epopea di Gilgamesh è la storia del mitico re della città di Urukche compie un lungo viaggio per scoprire il segreto dell’immortalità: tornerà senza averlo scoperto, ma con un animo molto più saggio.

Solo diversi secoli più tardi nascerà la cosiddetta “epica classica”, che si riferisce ai poemi del mondo greco e romano. I più importanti sono l’Iliade e l’Odissea, composti in Grecia attorno all’VIII secolo a.C., e l’Eneidescritta dal poeta latino Virgilio nel I secolo a.C.

Nelle epoche successive l’epica continuò a essere un genere molto diffuso. Nel Medioevo servì a raccontare le imprese di audaci cavalieri: tra le opere più importanti dell’epica cavalleresca ricordiamo la Chanson de Roland e le storie di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda in Francia, la Canzone dei Nibelunghi in area germanica, il Cantar de mio Cid in Spagna. All’epocarinascimentale risalgono invece i più importanti poemi epici italianil’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Oggi il genere epico è scomparso, ma un esempio di narrazione che potrebbe essergli assimilato è quello delle saghe, cicli di romanzi che narrano lunghe vicende con uno o più protagonisti. Ambientate nella realtà come nella fantasia, appartengono a diversi generi letterari: tra le più celebri, ricordiamo le saghe fantasy del Signore degli anelli e di Harry Potter.

            La struttura dei poemi epici

La caratteristica più evidente dei poemi epici è la lunghezza: essi sono infatti composti da migliaia di versispesso divisi in libri o canti.

Per quanto riguarda la struttura, il poema epico è solitamente costituito da tre parti:

•         il proemio, che contiene l’invocazione alla Musa (la divinità protettrice della poesia) e la protasi, cioè la presentazione dell’argomento;

•         lo svolgimento, in cui sono narrati i fatti, che è la parte più ampia del poema;

•         il momento conclusivo della vicenda, che si chiude solitamente con un lieto fine.

            I temi dell’epica

I temi trattati nei poemi epici sono molto diversi, ma è possibile raggrupparli intorno a due nuclei principali: la guerra e il viaggio.

La guerra è il momento in cui si dimostra la fedeltà alla patria e si soddisfa il desiderio di compiere imprese gloriose. Al tema della guerra si legano il culto dei morti e i riti funebri: in molte tradizioni popolari i morti in battaglia dovevano ricevere degna sepoltura, soprattutto se si trattava di eroi.

Altrettanto importante è il tema del viaggio, nel corso del quale l’eroe, sorretto o ostacolato dalla volontà degli dèi, deve affrontare una serie di avventure e di pericoli. A questo tema si riallacciano quelli del ritorno in patria e dell’ospitalità, che era considerata sacra.

            Il linguaggio

Il linguaggio dei poemi epici varia, ovviamente, a seconda dell’epoca e della cultura in cui si inseriscono. L’epica classica e quella medioevale presentano solitamente un linguaggio solenne, ma anche semplice e coinvolgente, caratterizzato da:

•         presenza di epiteti, cioè espressioni usate in riferimento a un personaggio, un oggetto o un luogo per renderlo immediatamente riconoscibile. Per esempio, Achille è spesso definito “piè veloce”, Ulisse è “ingegnoso”, “accorto” ecc.;

•         uso di patronimici, cioè di appellativi per identificare la discendenza di un personaggio, ottenuti con l’aggiunta del suffisso “-ide” al nome del padre. Per esempio, “Pelìde” significa figlio di Peleo;

•         utilizzo frequente di figure retoriche come similitudini, metafore e personificazioni;

•         ripetizione di espressioni o di intere frasi;

•         presenza di descrizioni ampie e particolareggiate, per permettere agli ascoltatori o ai lettori di visualizzare facilmente le scene descritte.

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