IL MITO POEMI

L’Iliade

La struttura e il tema

L’Iliade, il cui titolo significa “vicenda di Ilio”, è un poema epico suddiviso in 24 libri che racconta gli ultimi cinquanta giorni della guerra di Troia (detta anticamente Ilio dal nome di Ilo, il suo leggendario fondatore), conclusasi, dopo dieci anni di assedio, con la distruzione della città da parte dei greci.

Tema centrale del poema è quindi la guerra e protagonisti ne sono i valorosi condottieri dei due eserciti. Tra questi, il personaggio che spicca sugli altri è Achille, il più valoroso degli eroi greci.

            La vicenda

La situazione iniziale Sono già dieci anni che gli achei (i greci, detti anche

micenei), guidati da Agamennone, re di Micene, combattono i troiani sotto le mura della città, che continua a resistere.

Nel momento in cui il poema inizia, una terribile pestilenza, scatenata dal dio Apollo, si sta abbattendo da nove giorni sul campo greco, facendo morire molti guerrieri. Il dio è adirato per l’offesa ricevuta dal suo sacerdote Crise, che si era recato al campo greco per chiedere il riscatto di sua figlia Criseide, tenuta come schiava da Agamennone. Il sacerdote aveva ricevuto un netto rifiuto ed era stato cacciato in malo modo.

Dopo dieci giorni, su proposta di Achille, si riunisce il consiglio dei capi e, nel corso della riunione, l’indovino Calcante rivela i motivi della collera di Apollo. Agamennone, seppur controvoglia, acconsente a restituire Criseide al padre per far cessare la pestilenza, ma pretende di avere in cambio la schiava preferita di Achille, Briseide.

L’ira di Achille Questa imposizione scatena l’ira di Achille, che però non può fare altro che sottomettersi alle richieste di Agamennone. Ferito nell’orgoglio e addolorato, Achille giura che non parteciperà più alla guerra, e Agamennone decide di continuare a combattere anche senza di lui.

Ritiratosi, Achille invoca l’aiuto della madre Teti: questa si reca da Zeus, suo padre, pregandolo di far sì che la guerra volga a favore dei troiani finché gli achei non si saranno riconciliati con Achille. È questo il momento peggiore per gli achei: le batta- glie si susseguono, lo stesso Agamennone viene ferito in un combattimento e i troiani, guidati dal valoroso Ettore, figlio di Priamo, riescono a incendiare le navi achee.

La morte di Patroclo e di Ettore Patroclo, grande amico di Achille, preoccupato per la sorte dei compagni, ottiene da Achille il permesso di partecipare alla battaglia indossando le sue armi. Con esse, il giovane semina il terrore tra i nemici, che lo credono Achille, ma nello scontro con Ettore viene ucciso.

Straziato per la morte dell’amico, Achille decide di riprendere a combattere e, dopo aver indossato le nuove armi che il dio Efesto (incaricato da Teti) gli ha forgiato, scende in battaglia, facendo strage tra i troiani. Priamo allora fa aprire le porte della città, affinché i suoi, in fuga, possano rifugiarvisi. Ettore, nonostante il padre lo supplichi di mettersi in salvo, decide di rimanere fuori dalla città ad affrontare il nemico, e qui viene raggiunto da Achille, che in un duello lo uccide.

La fine della vicenda Non contento e accecato dall’odio verso l’assassino del suo amico, Achille infierisce sul corpo dell’eroe troiano, trascinandolo nella polvere dopo averlo legato al proprio cocchio. Poi si ritira nel suo accampamento per i funerali di Patroclo. Qui viene raggiunto da Priamo, che gli chiede di restituirgli il corpo di Ettore per potergli dare degna sepoltura. Achille, commosso dal vecchio padre, restituisce la salma e il poema si conclude con i funerali di Ettore.

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