un orrore senza fine

Categoria: LA SECONDA GUERRA MONDIALE (page 1 of 1)

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DICEMBRE 1939

1° dicembre
*****
2 dicembre
L’agenzia sovietica Tass annuncia la costituzione di un “governo popolare di Finlandia” (evidentemente un governo fantoccio), presieduto da Otto Kuusinen, da molti anni membro del Komintern. Ma né le mosse politiche e diplomatiche né le operazioni militari giovano in qualche modo all’URSS. I finlandesi infatti oppongono una disperata, caparbia, valorosa difesa: spostandosi per i sentieri in bicicletta o sugli sci in mezzo alle fitte foreste attaccano sui fianchi le grandi unità nemiche, costrette necessariamente a spostarsi sulle strade, infliggendo pesanti perdite all’invasore.Affrontano i carri armati russi scagliando nelle loro ferìtoie un tipo di proiettile che diventerà ovunque noto col nome di “cocktail (o bottiglia) Molotov”.

Il governo fantoccio di Kuusinen esorta i finlandesi ad “abbattere l’oppressore” (il governo legittimo) e ad accogliere “i liberatori” (i soldati dell’Armata Rossa). Intanto Kuusinen firma un trattato con l’URSS in base al quale tutte le richieste dei russi vengono accolte in cambio dell’intera Carelia sovietica.

L’Amdiral Graf Spee affonda la Doric Star, inglese.


3-12 dicembre
Arretrando ordinatamente sotto la spinta delle superiori forze nemiche nell’istmo di Carelia, i finlandesi si attestano sulla “linea Mannerheim”, cosi’ chiamata dal nome del suo ideatore, il gen. Cari Gustav Mannerheim, eroe nazionale, fondatore della Repubblica finlandese nel 1919 e oggi animatore della resistenza contro l’invasore. Tutto sommato però questa “linea Mannerheim” non è una gran cosa: si tratta di una modesta serie di fortificazioni in legno e cemento che si estende per una quarantina di km attraverso l’istmo di Carelia.


4 dicembre
Una mina magnetica danneggia la corazzata Nelson.E’ l’ultima vittima illustre dell’insidiosa “arma segreta” tedesca: i tecnici inglesi sono riusciti infatti a trovare il modo per neutralizzare le mine magnetiche “smagnetizzando” lo scafo delle navi per mezzo di un cavo elettrico, secondo un metodo chiamato degaussing.
Giornata nera per le marine alleate: 2 cacciatorpediniere sono affondati, altri 2 cacciatorpediniere e 1 posamine danneggiati.

L’URSS chiarisce esplicitamente la sua posizione sostenendo che il governo legale della Finlandia è quello presieduto da Kuusinen e che tra Russia e Finlandia non esiste alcuna controversia: quindi non si pone neppure la questione di negoziati con Helsinki.


5 dicembre
I sovietici raggiungono la linea Mannerheim nel settore presidiato dal II corpo d’armata.
6 dicembre
Massiccia pressione russa sulla linea Mannerheim.
7 dicembre
Una divisione russa riesce a spingersi fino alla cittadina di Suomussalmi, sul lago Kianta (Kiantajàrvi).

Danimarca, Svezia e Norvegia proclamano la più rigida neutralità.

L’Admiral Graf Spee affonda l’ennesima nave inglese nell’Atlantico.La più temuta unità tedesca è la bestia nera delle marine da guerra alleate.La squadra di ricerca co mandata dal commodoro Harwood e formata da 2 incrociatori pesanti e due leggeri, si apposta al largo dell’estuario del Rio de la Plata.


8-10 dicembre
*****
11 dicembre

Hitler incontra l’uomo politico norvegese Vidkun Quisling, fondatore nel suo paese di un movimento filonazista, l’Unione Nazionale.
12 dicembre
La Francia invia in aiuto alla Finlandia 5000 fucili mitragliatori mod. 1915. L’Inghilterra, dal canto suo, contribuisce alla resistenza dei finlandesi rifornendoli di un certo numero di mortai Brandt, fucili mitragliatori mod. 24 e alcuni aerei.


13 dicembre
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14 dicembre
L’URSS viene espulsa dalla Società delle Nazioni in conseguenza della sua aggressione alla Finlandia.E’ una delle poche decisioni nette ed energiche prese dall’organismo internazionale che avrebbe dovuto garantire la pace nel mondo. La Società invita i paesi membri ad accordare tutto l’aiuto possibile alla Finlandia.
15 dicembre
*****
16 dicembre

Inizia in Finlandia il principale attacco russo nel settore di Summa, con intensa preparazione di artiglierta.Nella notte però circa 70 carri armati sovietici sono messi fuori combattimento da soldati finlandesi addestrati all’uopo.


17-19 dicembre
Affondamento della Graf Spee.


20 dicembre
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21 dicembre
*****
22 dicembre

Nonostante i ripetuti attacchi delle truppe sovietiche, le postazioni finlandesi rimangono saldamente in mano ai difensori.


23 dicembre
Due mercantili tedeschi vengono intercettati da unità britanniche presso le coste statunitensi. Uno dei due, il Columbus, di 32.000 t, è colato a picco, l’altro cerca rifugio nelle acque territoriali della Florida. Con notevole abilità, Churchill spiega in una lunga lettera al presidente statunitense Roosevelt che le azioni di polizia delle marine alleate nell’Atlantico sono utili anche per la sicurezza del traffico dei mercantili statunitensi e sudamericani.


24 dicembre
Ancora una volta, alla vigilia di Natale, papa Pio XII lancia un appello alla riconciliazione che, come gli altri,resterà inascoltato.


25 dicembre
Dentro il cemento e sotto le cupole corazzate della linea Maginot e della linea Sigfrido tedeschi e francesi festeggiano il primo Natale di guerra. E’ tutto sommato un fronte tranquillo quello occidentale: continua la “dròle de guerre”, la “strana guerra”.


26-27 dicembre
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28 dicembre

In Inghilterra viene annunciato il razionamento della carne.


29 dicembre
Riesce il terzo tentativo dei finlandesi di ricacciare i sovietici dalla riva settentrionale del Lago Ladoga: i superstiti della l63à divisione russa si disperdono in una fuga disperata. I finlandesi catturano 11 carri armati, 25 cannoni e 150 autocarri.


30 dicembre
*****
31 dicembre

In conseguenza degli attacchi degli U-Boote e delle unità di superficie, delle mine magnetiche e di azioni aeree, dall’inizio del conflitto gli Alleati hanno perduto 746.000 t di naviglio mercantile, 1 portaerei,1 incrociatore ausiliario, la corazzata Royal Oak. I tedeschi dal canto loro devono lamentare la perdita di una decina di U-Boote, della corazzata tascabile Admiral Graf Spee e di poche decine di migliaia di t di naviglio. 


NOVEMBRE 1939

1° novembre


Vengono ufficialmente annessi al Reich la Città Libera di Danzica e il suo “Corridoio”, i territori di frontiera ceduti alla Polonia nel 1919 in base al Trattato di Versailles, l’Alta Slesia orientale, la regione di Lodz e il distretto di Ciechanow.z


2 novembre
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3 novembre
Continuano a Mosca i colloqui russo-finnici sulle richieste sovietiche relative a uno scambio di territori e a rettifiche di frontiera.

Gli Stati Uniti d’America modificano la loro legge sulla neutralità. Nonostante la forte corrente d’opinione ancora tenacemente isolazionista, il governo di Washington incomincia timidamente a tendere la mano a Londra.


4-6 novembre
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7 novembre
La regina Guglielmina d’Olanda e Leopoldo III re dei Belgi lanciano un appello alla pace offrendosi come mediatori alle due parti in conflitto.


8 novembre
Su istruzioni segrete dello stesso Hitler una bomba viene fatta esplodere contro uno dei sacrari del primo nazismo, la Burgerbràukeller, una celebre birreria di Monaco. La propaganda nazista, orchestrata da Goebbels, accusa quali mandanti dell’attentato l’Intelligence Service e, soprattutto, Otto Strasser, ex nazista, oppositore da sinistra di Hitler, riparato all’estero nel 1933. L’accusa contro Strasser serve a Hitler per eliminare una volta per tutte una delle opposizioni interne della Germania,la sinistra appunto, a dispetto della recente innaturale alleanza con l’URSS. Nonostante la popolarità del regime, accresciuta dal successo della Blitzkrieg, la guerra lampo contro la Polonia, il Fùhrer sa di aver ancora potenti avversari in Germania: oltre alla sinistra più irriducibile, la Chiesa cattolica e quella protestante,e buona parte delle alte gerarchie militari.


9-11 novembre
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12 novembre
Chamberlain e Daladier declinano l’offerta di mediazione di Guglielmina d’Olanda e di Leopoldo del Belgio.

Churchill annuncia alla radio che se gli inglesi riescono a superare l’inverno senza che accadano grossi avvenimenti, la prima campagna della guerra è vinta.


13 novembre
Re Carol di Romania si offre come mediatore segreto tra i due contendenti.

I finlandesi interrompono le trattative con i sovietici e mobilitano le loro non ingenti forze (circa 200.000 uomini) non facendosi illusioni sull’esito della disputa. Le trattative erano iniziate il 12 ottobre con l’arrivo a Mosca del plenipotenziario finlandese Juho Kusti Paasikivi che si trova di fronte a una serie di proposte (quasi ultimative) dei sovietici per uno scambio di territori. L’URSS dunque propone di cedere alla Finlandia 5500 kmq nei distretti settentrionali di Repola e Porajorpi contro un arretramento del confine finnico nell’istmo di Carelia (tra il Lago Ladoga e il Golfo di Finlandia), tale da mettere la città di Leningrado fuori dalla gittata di eventuali artiglierie nemiche. Il governo sovietico esige inoltre la cessione di alcune isole nel Golfo di Finlandia e l’affitto trentennale del porto di Hangò, all’imbocco dello stesso golfo; reclama infine modifiche di frontiera anche nell’estremo Nord in modo da disporre del porto di Petsamo (l’attuale Pecenga), l’unico porto finlandese del mare di Barents perennemente sgombro da ghiacci. I finlandesi sono disposti a soddisfare in tutto le pretese russe salvo che per la cessione del porto di Hangò, che darebbe all’URSS il controllo completo del Golfo di Finlandia e della zona più importante del paese. Ma i russi sono irremovibili e ai finlandesi non resta che abbandonare il tavolo delle trattative.


14 novembre
Hitler respinge (ma con diplomazia) la mediazione di Guglielmina d’Olanda e di Leopoldo del Belgio.


15 novembre
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16 novembre

Anche la proposta di re Carol di Romania viene respinta dai belligeranti.


17 novembre
Si riunisce a Parigi il Consiglio Supremo Alleato. Viene deciso, in caso di attacco tedesco attraverso il Belgio, di difendere la linea Mosa-Anversa. Tempo addietro il maresciallo Pétain si era opposto a un prolungamento della munitissima linea Maginot fino alla Mosa, sostenendo che la conformazione del terreno nelle Ardenne avrebbe « reso impossibile un tentativo d’invasione in quel settore ».


18 novembre
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19 novembre
Churchill propone di minare, mediante lanci aerei, le acque del Reno fra Strasburgo e il fiume Lauter.


20 novembre
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21 novembre
L’incrociatore inglese Belfast è gravemente danneggiato da una mina magnetica.


22 novembre
Verso sera un aereo tedesco lancia presso Shoeburyness degli oggetti non meglio identificati, appesi a paracadute. Vengono immediatamente avvertite le autorità militari che inviano sul posto due ufficiali artificieri i quali, la stessa notte, con il sopraggiungere della bassa marea, scoprono che gli oggetti in questione sono delle mine magnetiche sommerse. Si tratta di un’arma segreta di cui gli aerei tedeschi hanno disseminato le imboccature degli estuari e gli approcci ai porti inglesi. Resi innocui, gli ordigni vengono trasportati in un arsenale per essere sottoposti a ulteriori esami onde studiare delle contromisure per renderli inoffensivi. Tra settembre e ottobre infatti le mine magnetiche tedesche hanno distrutto 56.000 t di naviglio alleato o neutrale.


23 novembre
L’incrociatore ausiliario inglese Rawalpindi, di pattuglia tra l’islanda e le Faròer, viene affondato dall’incrociatore da battaglia Scharnhorst, uscito in Atlantico con il “gemello” Gneisenau per attaccare i convogli inglesi. Il sacrificio del Rawalpindi non è inutile perché i due incrociatori tedeschi devono rinunciare alla missione e tornare alla base filtrando attraverso le unità nemiche che in gran numero battono il Mare del Nord per intercettarli. Alla caccia prendono parte, tra navi inglesi e francesi, 15 incrociatori e la corazzata Warspite, oltre alle forze aeree.


24-26 novembre
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27 novembre
Protestando violentemente per un bombardamento di truppe russe nel settore di Leningrado da parte dei finlandesi, il governo sovietico denuncia il trattato di non aggressione russo-finnico sottoscritto nel 1932. Helsinki naturalmente nega che il fatto sia mai avvenuto; intanto però i sovietici si sono costruito il loro “casus belli”.


28 novembre
Si intensificano i preparativi alla frontiera russo-finnica.


29 novembre
L’Unione Sovietica rompe le relazioni diplomatiche con la Finlandia, ignorando l’offerta finlandese dell’ultim’ora di ritirare unilateralmente le proprie truppe dai confini.


30 novembre
L’esercito sovietico attacca la Finlandia, concentrando l’urto sull’istmo di Carelia. Aerei sovietici bombardano Helsinki.I finlandesi comunque reggono bene al primo urto di un nemico preponderante in fatto di uomini e di mezzi che tuttavia, sottovalutando le capacità di resistenza del piccolo paese vicino, aveva messo in campo solo le grandi unità del distretto militare di Leningrado

OTTOBRE 1939

1° ottobre


Si arrendono gli eroici difensori del piccolo porto militare della penisola di Hela, immediatamente a nord di Danzica. Tre cacciatorpediniere e alcuni sommergibili polacchi riescono a prendere il largo e a riparare in Inghilterra. Terminano anche i combattimenti sulle coste baltiche e polacche.Gli ultimi, isolati e trascurabili focolai di resistenza vengono spenti in pochi giorni.

I polacchi hanno lasciato nelle mani dei tedeschi 694.000 prigionieri e altri 217.000 in quelle dei sovietici. Non si conosce il numero dei polacchi morti, feriti o dispersi in battaglia. Quanto ai tedeschi se la sono cavata a molto buon mercato.

I delegati di 21 stati americani, riuniti a Panama, decidono di istituire lungo le coste dei rispettivi paesi una « zona di sicurezza » profonda da 300 a 600 miglia, entro la quale ogni azione bellica costituirebbe un atto ostile verso lo Stato interessato.


2-4 ottobre
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5 ottobre


Trattato di mutua assistenza tra URSS e Lettonia analogo a quello firmato il 28 ottobre con I’Estonia.


6 ottobre


Soffocate le ultime resistenze, la campagna di Polonia può considerarsi ufficialmente finita.
In un discorso al Reichstag (la Camera dei deputati tedesca), Hitler lancia un appello per la pace proponendo alle potenze occidentali di riconoscere il nuovo “status quo” nell’Europa orientale.


7 ottobre
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8 ottobre


La Germania si riannette i territori polacchi che le erano stati sottratti alla fine della I guerra mondiale dal Trattato di Versailles.


9 ottobre
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10 ottobre


Trattato di mutua assistenza, analogo a quello firmato con l’Estonia e la Lettonia, tra URSS e Lituania: la città di Vilna e il suo territorio, annessi alla Polonia nel 1922, sono restituiti dai sovietici alla Lituania.


11 ottobre


Il primo ministro francese Edouard Daladier trasmette alla radio un discorso sprezzante sui propositi di pace di Hitler.


12 ottobre

Il premier inglese Arthur N. Chamberlain respinge l’appello alla pace lanciato da Hitler il 6 ottobre.
Iniziano le trattative russo-finlandesi per uno scambio di territori.


13 ottobre
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14 ottobre

Alle ore 1,30 il sommergibile tedesco U-47, al comando del tenente di vascello Gùnther Prien, penetra nella munitissima base navale di Scapa Flow, nelle isole Orcadi, e affonda la corazzata inglese Royal Oak di 29.150 t: i morti furono 786, tra cui il comandante H.E.C. Blagrove. Il forzamento di Scapa Flow, già tomba della flotta tedesca alla fine della I guerra mondiale, rappresenta un grave smacco per il prestigio della marina inglese.


15 ottobre
Trattato tedesco-estone per il trasferimento nel Reich degli estoni di origine tedesca.


16 ottobre
Aerei tedeschi attaccano navi inglesi nel Firth of Forth danneggiando gli incrociatori Southampton e Edinburgh, nonché il caceiatorpediniere Mohawk.


17-18 ottobre
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19 ottobre
Patto di mutua assistenza tra Francia,Gran Bretagna e Turchia.


20 ottobre
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21 ottobre
Trattato italo-tedesco per il diritto di opzione degli altoatesini.


22-25 ottobre
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26 ottobre
Mons. Jozef Tiso diventa presidente della Slovacchia.

La parte della Polonia occupata dai tedeschi, salvo i territori che tra qualche giorno verranno ufficialmente annessi al Reich, sono costituiti in governatorato generale, con capoluogo Cracovia.Governatore generale è nominato il gerarca nazista Hans Frank, che instaura il terrore e subito inizia la caccia agli intellettuali e agli ebrei polacchi.


27 ottobre
Il Belgio proclama solennemente la propria neutralità.


28-29 ottobre
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30 ottobre
L’URSS annette i territori polacchi occupati.

Trattato tedesco-lettone per l’evacuazione dei tedeschi dalle regioni baltiche. 31 ottobre Prosegue la caccia alla corazzata ta- scabile Admiral Graf Spee su tutti i mari.

CRONOLOGIA II GUERRA MONDIALE

SETTEMBRE 1939

1° settembre


Alle ore 4,45 l’esercito tedesco varca la frontiera polacca, è scattato il Fall Weiss, (cioè il “Piano Bianco”) come viene chiamata in codice l’operazione. Non hanno avuto alcun esito gli appelli di Leopoldo III, re dei Belgi, a nome suo e di altri sei piccoli Paesi europei, né le esortazioni del presidente americano Franklin Delano Roosevelt, né le suppliche di papa Pio XII, né infine la proposta di mediazione lanciata alla ventitreesima ora da Mussolini: è la guerra. I tedeschi sfondano la frontiera in più punti con 53 divisioni agli ordini del generale von Brauchitsch, suddivise in due gruppi di armate: lo Heeresgruppe Nord, al comando del gen. von Bock, e lo Heeresgruppe Sud del gen. von Rundstedt. Le singole armate sono comandate dai generali von Kluge, von Kiìchler, List. von Reichenau e Blaskowitz:alla testa delle unità corazzate ci sono i generali Guderian, Hoepner e von Kleist, nomi dei quali si sentirà parlare a lungo negli anni che seguiranno. Le difese polacche in poche ore sono sconvolte e travolte: i carri armati tedeschi si addentrano profondamente in territorio nemico. Nel porto di Danzica la vecchia corazzata e nave-scuola Schleswig-Holstein, di costruzione anteriore alla I guerra mondiale, bombarda le difese della baia della Westerplatte, dov’è l’arsenale della marina polacca. Lo stesso 1° settembre Danzica viene annessa al Reich, anche se l’atto ufficiale di integrazione nello Stato tedesco avverrà il I novembre successivo. L’esito dell’attacco è scontato in partenza: del resto le linee generali della spartizione della Polonia sono già previste nelle clausole segrete del patto russo-tedesco del 23 agosto: in linea generale, la linea di demarcazione tra Germania e URSS correrà lungo la linea dei fiumi Narew- Vistola-San. La Lituania entrerà nella sfera d’influenza tedesca, mentre in quella dell’URSS finiranno Estonia,Lettonia, Finlandia e Bessarabia (che dovrà essere restituita all’Unione Sovietica dalla Romania).


2 settembre


Mentre ripropone la convocazione di una conferenza internazionale per far rientrare il conflitto, conferenza che dovrebbe riunirsi il 5 settembre, l’italia dichiara la propria non-belligeranza. Il governo tedesco dichiara che rispetterà l’integrità territoriale della Norvegia purché questa non sia minacciata o violata da paesi terzi. In Polonia intanto la « guerra lampo » (Blitzkrieg) dei tedeschi procede a gonfie vele: le quattro « battaglie di confine » (Slesia-Slovacchia, Czestochowa, Pomerania, Prussia Orientale) sono altrettante travolgenti vittorie tedesche. Le forze provenienti dalla Germania si congiungono con quelle uscite dalla Prussia Orientale. La 10à armata del Gruppo Rundstedt raggiunge il fiume Warta: in 36 ore è penetrata per 80 km in territorio polacco. Da sud le truppe del gen. List minacciano già Cracovia. La Luftwaffe conquista il dominio del cielo: ha distrutto al suolo gran parte degli aerei polacchi, bombarda i comandi e le strade provocando l’imbottigliamento delle retrovie nemiche. Febbrili contatti si succedono per tutta la giornata fra Parigi e Londra: la decisione di tener fede agli impegni con la Polonia è ferma, ma governi e stati maggiori non sono d’accordo sulla data e le modalità dell’intervento. Ore 22,30, a Londra: parlamentari e ministri si recano dal premier Chamberlain per sollecitare una presa di posizione dura e decisa. E infatti viene inviato un telegramma all’ambasciatore inglese a Berlino, sir Neville Henderson, in cui si danno disposizioni circa l’ultimatum da consegnare al governo tedesco.


3 settembre


Francia e Gran Bretagna entrano in guerra contro la Germania. Ore 9: l’ambasciatore inglese a Berlino Henderson consegna al consigliere d’ambasciata PauI Schmidt, interprete di Hitler, l’ultimatum del governo di Sua Maestà Britannica. Nel documento si afferma che se entro le 11, ossia entro due ore, la Germania non avrà dato assicurazioni ampie e ben precise circa il ritiro delle sue truppe dalla Polonia, la Gran Bretagna si considererà in guerra contro il Reich. Anche la Francia alla fine si muove: alle 12 il suo ambasciatore a Berlino, Robert Coulondre, consegna l’ultimatum del suo governo: l’ultimatum scadrà il giorno dopo, 4 settembre.Nel documento tuttavia si evita l’uso esplicito della parola “guerra”, in un estremo disperato tentativo di conciliare il dittatore tedesco. Ma il senso del documento è identico. Hitler è sbalordito: aveva creduto che ancora una volta gli Occidentali non si sarebbero mossi. A von Ribbentrop che lo ha informato della nuova situazione, chie- de, sorpreso e quasi in tono accusatorio: “E adesso?”. Ore 11 : la Gran Bretagna entra uffìcialmente in guerra con la Germania. Ore 11 , 1 5: dalla sua residenza ufficiale al n. 10 di Downing Street, a Londra, Chamberlain ne dà l’annuncio ai suoi compatrioti. “Non abbiamo nulla da rimproverarci”, afferma tra l’altro, e conclude: “Dio ci protegga e difenda il buon diritto”. Viene formato un gabinetto di guerra: Winston Churchill assume la carica di Primo Lord dell’Ammiragliato, Eden quella di Segretario ai Dominions. Ore 11 ,35: mentre all’ambasciata del Reich a Londra un funzionario del Ministero degli Esteri inglese (Foreign 0ff ice) e l’incaricato d’aff ari tedesco Kordt stanno urbanamente trattando lo sgombero dei diplomatici tedeschi e delle loro famiglie dalla capitale inglese, le sirene della difesa antiaerea danno l’allarme: è il primo di una lunga tragica serie. La Gran Bretagna decreta il blocco navale della Germania: tutte le merci dirette in Germania a bordo di navi di qualsiasi nazionalità vengono confiscate. Ore 1 7: anche la Francia entra in guerra contro il Terzo Reich (la scadenza dell’ultimatum, prevista in un primo tempo per il giorno dopo, è stata anticipata). Le 33 divisioni tedesche dello Heeresgruppe C, il gruppo d’armate comandato dal gen. Ritter von Leeb, completano lo schieramento a presidio della linea Sigfrido (o Vallo Oc- cidentale, Westwall) e delle frontiere belga e olandese. India, Australia e Nuova Zelanda, i dominions più legati alla Gran Bretagna, entrano in guerra a fianco della madrepatria. Ore 21: l’U-Boot 30 affonda la nave passeggeri inglese Athenia di 13.500 t scambiandola per un mercantile armato: perdono la vita 112 persone tra cui 28 cittadini americani. Il grave episodio provoca un forte risentimento antitedesco negli Stati Uniti. In Inghilterra intanto si pensa di riesumare il sistema dei convogli, già adottato verso la fine della I guerra mondiale, per difendere i collegamenti marittimi.


4 settembre


Il Vòlkischer Beobachter sostiene che l’affondamento dell’Athenia è stato voluto da Churchill per creare un incidente tra la Germania e gli Stati Uniti.


5 settembre


L’eroismo dei polacchi non basta: i tedeschi infatti forzano la linea della Vistola e si apprestano a superare anche il Narew e il Bug occidentale.


6 settembre


La 3a e 4a armata del Gruppo d’armate Nord e l’8a e la ba del Gruppo Sud puntano verso Varsavia. La 14à armata del gen. List conquista Cracovia e marcia verso la frontiera romena. Il Comando Supremo polacco dirama l’ordine di ritirata generale sulla linea Narew-Vistola-San. Durante la notte il governo polacco lascia Varsavia per trasferirsi nella regione di Luck-Krzemieniec mentre il comando supremo si trasferisce a Brzesko sul fiume Bug.


7 settembre


Avanguardie francesi, ma si tratta di poco più che pattuglie, varcano la frontiera tedesca presso Saarlouis, Saarbrùcken e Zweibrùcken: inizia quella che sarà definita la “dròle de guerre”, la “strana guerra”,in cui gli eserciti si frontcggeranno senza combattere, in attesa di sviluppi diplomatici che non verranno.


8 settembre


Gli inglesi rimettono in funzione il sistema dei convogli, già sperimentato nel corso della I guerra mondiale. Sono istituite tre rotte protette, due da Liverpool e dal Tamigi all’Atlantico, una fra il Tamigi e il Firth of Forth (Edimburgo).


8-11settembre


In Polonia si svolge la battaglia di Radom, un centinaio di km a sud di Varsavia. I tedeschi fanno prigionieri circa 60.000 polacchi.


9 settembre


I primi reparti della BEF (British Expeditionary Force), al comando del visconte gen. John lord Gort, si imbarcano per la Francia. Ore 7: la 43ò Panzerdivision sferra da sud-est il suo primo attacco contro Varsavia: dopo 3 ore di combattimento viene respinta sulle posizioni di partenza. I polacchi si battono con grande coraggio.


10 settembre


Di fronte alle insistenti sollecitazioni del comandante in capo dell’esercito polacco Edward Rydz-Smigly, il Capo di di Stato Maggiore francese gen. Maurice Gamelin informa che più di metà delle sue divisioni attive sono impegnate in combattimenti con il nemico sul fronte nord-orientale, e che non è possibile fare di più.


11 settembre


Il distretto industriale dell’Alta Slesia è completamente in mano tedesca.


12 settembre


Cessano le effimere quanto inutili azioni francesi contro i tedeschi. Ormai tutti si rendono conto che è inutile tentare di aiutare la Polonia.


12-18 settembre


L’armata polacca del settore di Poznan,che avrebbe dovuto marciare su Berlino, opera un imprevisto dietrofront nel tentativo di cogliere sul fianco l’8a armata tedesca. Ha inizio la violenta battaglia del fiume Bzura, nella quale, grazie alla loro superiore mobilità e alla indiscutibile abilità di manovra, i tedeschi chiudono nella prima grande “sacca” della storia della guerra, 19 divisioni polacche: vengono fatti prigionieri 170.000 uomini.


13 settembre


Come in Inghilterra, anche in Francia viene costituito un gabinetto di guerra: Edouard Daladier assume, oltre che la presidenza del Consiglio, il dicastero degli Esteri.


14-15 settembre
*****
16 settembre


Varsavia è accerchiata dalle truppe tedesche. Le è intimata la resa, che viene però sdegnosamente respinta. Il grosso dell’esercito polacco, concentrato tra Leopoli (Lwow, oggi Lvov, nell’Unione Sovietica) e Chelm (oggi a ridosso del confine polacco con l’URSS) e comprendente 38 divisioni di fanteria, 11 brigate di cavalleria e 2 brigate motorizzate, viene annientato. I generali tedeschi propongono di bloccare Varsavia e di attenderne la resa per fame, ma Hitler replica che la capitale polacca deve essere considerata come una fortezza e ordina quindi di impiegare contro la città l’artiglieria e l’aviazione. Particolare curioso: il generale polacco a capo delle forze che difendono la città si chiama Rommel.


17 settembre


Affermando per bocca di Molotov che il governo polacco ha cessato di esistere, l’URSS dà via libera alle sue truppe che procedono all’occupazione della Polonia orientale, praticamente sguarnita di qualsiasi difesa. I tedeschi occupano Brest-Litovsk, quindi, in ossequio alle clausole segrete del patto di non-aggressione del 23 agosto, sgomberano regioni e città già occupate, tra cui Leopoli (oggi Lvov). Il presidente polacco Ignacy Moscicki, il governo e il comandante in capo delle forze armate polacche maresciallo Edward Rydz-Smigly si dimettono e si rifugiano in Romania. Al largo delle coste sudoccidentali irlandesi la portaerei Courageous viene affondata dall’ U-29 del comandante Schuhart: i morti sono 500. E il primo colpo grosso portato a segno dalla marina tedesca contro la flotta britannica. In conseguenza di questo fatto l’Ammiragliato decide di non impiegare più le portaerei nella caccia ai sommergibili.


18 settembre


0 Su pressioni tedesche il governo romeno interna i membri del governo polacco che il giorno prima hanno chiesto asilo alla Romania.


19 settembre


L’Armata Rossa si congiunge con le truppe tedesche a Brest-Litovsk. Il Fuhrer entra trionfalmente a Danzica, dove tiene un discorso di politica estera abbastanza conciliante nei confronti di Francia e Gran Bretagna. La campagna di Polonia può considerarsi praticamente finita: d’ora in avanti non avremo che grandi azioni di rastrellamento. Sbarca in Francia il primo corpo d’armata inglese.


20-26 settembre
*****
27 settembre


Assediata, bombardata dal cielo e da terra, Varsavia è costretta alla resa. Vengono fatti prigionieri 160.000 uomini. Hitler fa conoscere ai principali capi della Wehrmacht la sua intenzione di attaccare la Francia, ma i generali tedeschi si rifiutano, per adesso, di prendere sul serio un programma che ritengono sproporzionato ai mezzi che hanno a disposizione.


28 settembre


Uno degli ultimi nuclei di resistenza dei polacchi, composto da 4 divisioni accerchiate dal 10 settembre nella città di Modlin e nella zona di Kutno, cede le armi dopo essersi battuto con strenuo valore. A Mosca, von Ribbentrop e Molotov ridiscutono la spartizione della Polonia e ridefiniscono le sfere d’influenza di Germania e URSS. A quest’ultima viene data mano libera anche in Lituania, che secondo i precedenti accordi sarebbe dovuta invece finire sotto l’influenza tedesca. In cambio la linea di demarcazione russo-tedesca viene spostata a oriente (i sovietici infatti arretreranno fino alla linea Narew-Bug-San) e la regione compresa tra la Vistola e il Bug occidentale va alla Germania. Il territorio occupato dai tedeschi è la regione più ricca della Polonia, con 22 milioni di abitanti e la quasi totalità delle industrie. I russi si annettono circa 200.000 kmq di territorio polacco, per lo più atto allo sfruttamento agricolo, con 13 milioni di abitanti. Viene firmato un trattato di mutua assistenza tra l’URSS e l’Estonia: i sovietici acquisiscono il diritto di occupare le principali basi militari del piccolo paese.


29 settembre
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30 settembre


Si costituisce a Parigi un governo polacco in esilio presieduto dal gen. Wladyslaw Sikorski. La corazzata tascabile tedesca Admiral Graf Spee affonda il piroscafo inglese Clement. 

1945: LA FINE DELLA GUERRA

L’ultimo anno di guerra si aprì con la Conferenza di Jalta, tenutasi in Crimea dal 4 all’11 febbraio. Roosevelt, Stalin e Churchill decisero l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), riservandosi però il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, e stabilirono la divisione della Germania in quattro zone di occupazione e lo spostamento verso occidente dei confini sovietici; i tre leader si impegnarono a indire elezioni democratiche nei Paesi liberati. Per il suo andamento complessivo, la conferenza assurse tuttavia a simbolo della divisione dell’Europa in sfere d’influenza e del cedimento di Roosevelt alle mire di Stalin. Sul piano militare, il lancio delle V2 su Londra (l’unica “arma segreta” di Hitler effettivamente realizzata), l’ultima controffensiva tedesca nelle Ardenne (tra dicembre 1944 e gennaio 1945) e l’impiego da parte dei Giapponesi dei piloti suicidi (kamikaze) contro le navi americane non riuscirono a modificare le sorti del conflitto, ormai decise dalla schiacciante superiorità in uomini e mezzi di Ameri- cani, Britannici e Sovietici.

In Italia, le truppe alleate attestate sul Serchio rimasero inattive fino a febbraio. Ai primi di aprile iniziò l’offensiva finale. Tra il 25 e il 26 aprile lo sbandamento delle truppe tedesche e alcuni episodi di insurrezione partigiana portarono alla liberazione del Paese, mentre Mussolini fu catturato e fucilato dai partigiani a Dongo, presso Como (28 aprile 1945), insieme ad altri gerarchi.
Le truppe americane provenienti da occidente e quelle sovietiche provenienti da oriente si incontrarono in Germania, a Torgau, il 25 aprile, sulle sponde del fiume Elba. Il 30 aprile 1945, a Berlino, mentre le truppe sovietiche avanzavano casa per casa, Hitler si suicidò all’interno del suo bunker. La Germania si arrese senza condizioni a Reims il 7 maggio seguente.

I Giapponesi erano in lenta ritirata su tutti i fronti. Ma per gli Stati Uniti, nonostante la metodica avanzata (Iwo Jima e Manila, febbraio; Okinawa, maggio) le operazioni militari si rivelarono più lunghe e sanguinose del previsto.
Il 26 luglio gli Alleati, riuniti nella conferenza di Potsdam per decidere i criteri dei trattati di pace con la Germania e i suoi alleati, intimarono al Giappone la resa incondizionata o la distruzione totale.
Il 6 agosto 1945 il presidente Harry Truman (1945-1953), succeduto a Roosevelt, fece sganciare la prima bomba atomica della storia su Hiroshima, causando 90 000 vittime. L’8 agosto l’Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone. Il 9 agosto un altro ordigno nucleare statunitense colpì Nagasaki. Il Giappone acconsentì a intraprendere trattative di pace, accettando quindi la resa, firmata ufficialmente a Tokyo, a bordo della corazzata americana Missouri, il 1° settembre 1945.

Poco dopo la fine della guerra, concretizzando un progetto
del 1941, fu varato lo statuto definitivo dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite, San Francisco, 26 giugno 1945), istituita per salvaguardare la pace, la libertà e la democrazia nel mondo. Essa, tuttavia, dimostrò subito una
certa debolezza non riuscendo a risolvere i crescenti contrasti tra USA e URSS, i due grandi vincitori del conflitto.

Gli accordi di pace

Le prime spaccature tra le due superpotenze emersero già durante le trattative per gli accordi di pace con Italia, Bulgaria, Romania e Ungheria, Paesi ex-alleati della Germania. I trattati tra i quattro vincitori della guerra e gli sconfitti, a eccezione della Germania, furono avviati nell’estate del 1946 e firmati il 10 febbraio 1947 a Parigi.

Sul confine occidentale l’Italia cedette Briga e Tenda alla Francia. Più ampie le perdite sul confine orientale, con la cessione di Zara, Fiume e dell’Istria alla Iugoslavia. Trieste, rivendicata dagli Iugoslavi, fu organizzata in un territorio libero diviso in due zone (la zona A anglo-americana, la B iugoslava); nel 1954 la zona A sarebbe stata affidata all’Italia. Il trattato impose anche la restituzione delle colonie (Libia ed Etiopia), di Rodi e del Dodecaneso (queste ultime a vantaggio della Grecia).

Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia, occupate dall’Armata Rossa, si piegarono a trattati rispondenti alle esigenze di Mosca. L’URSS ottenne il controllo sui Paesi baltici, inglobò la Carelia (a spese della Finlandia) e ottenne dalla Polonia le regioni di Bielorussia e Ucraina, provocando così lo spostamento della Polonia verso occidente e la conseguente annessione, da parte di quest’ultima, di vasti territori tedeschi (Pomerania, Slesia e parte della Prussia Orientale). Tali modifiche di confine causarono l’espulsione di milioni di cittadini tedeschi verso occidente.

In Asia, il Giappone perse tutti i possedimenti cinesi, Formosa, Sahalin e la Corea, e fu sottoposto al controllo politico-militare statunitense. Il governo di occupazione retto dal generale americano Douglas MacArthur varò una nuova costituzione (1946) e intervenne a fondo nel settore economico (scioglimento dei maggiori gruppi monopolistici, gli zaibatsu; riforme agrarie). La responsabilità di governo fu di nuovo affidata ai Giapponesi nel 1951. Negli altri territori dell’Estremo Oriente le potenze vincitrici mantennero sostanzialmente il controllo sui rispettivi imperi coloniali.

La guerra fredda

La struttura bipolare delle relazioni internazionali si consolidò rapidamente attorno a USA e URSS, raggruppando attorno ai due poli le potenze minori.
Il peggioramento dei rapporti tra Mosca e Washington e la totale antiteticità tra i rispettivi sistemi economici e socia li, portò a una fase di aperta tensione. Winston Churchill, in un discorso tenuto a Fulton nel marzo del 1946 disse, a proposito della creazione del blocco di Stati comunisti nel Vecchio Continente, che una “cortina di ferro” era calata a dividere l’Europa. Si avviava così un contrasto che avrebbe assunto dimensioni globali tra mondo comunista e mondo liberaldemocratico occidentale.

1944: ANNO CRUCIALE

Le disfatte in Africa, Russia e Italia dimostrarono che la potenza nazi-fascista era prossima alla sconfitta. Churchill, Roosevelt e Stalin, alla conferenza di Teheran avevano sta- bilito di aprire un fronte che colpisse direttamente il cuore dell’Europa.

Lo sbarco in Normandia

Si progettò quindi lo sbarco in Normandia (operazione Overlord) che avvenne il 6 giugno 1944. Gli Anglo-americani sbarcarono sulle coste francesi con 350 000 uomini, mettendo in campo 6500 aerei e circa 6400 navi. Nel mese di agosto truppe alleate sbarcarono anche nel sud della Francia, nei pressi di Cannes. Gli alleati e il generale De Gaulle entrarono a Parigi il 26 agosto.

I Tedeschi erano ormai impegnati a oriente dai Russi e sui fronti meridionale e occidentale dagli Anglo-Americani. Hitler, che il 20 luglio 1944 era sfuggito a un attentato organizzato da alcuni ufficiali della Wehrmacht, ordinò una strenua resistenza. A oriente, l’Armata Rossa varcò il 10 ottobre i confini del Reich, portando la guerra in territorio germanico.
In Italia, nel mese di maggio gli Alleati scatenarono l’offensiva su Cassino, sbloccando così un lungo stallo e facendo il loro ingresso a Roma il 4 giugno. L’offensiva, coadiuvata dalle forze partigiane, condusse anche alla liberazione di Firenze (22 agosto), bloccandosi però lungo la linea difensiva tedesca allestita tra Pisa e Rimini (linea gotica).

Nel Pacifico gli Americani avevano avviato fin dal mese di gennaio un’offensiva in Birmania, estesa poi a giugno alle isole Marianne. Gli Americani avevano ormai conquistato il dominio del mare e dell’aria: nella seconda metà del 1944 vinsero i Giapponesi anche nelle battaglie navali delleFilippine e del golfo di Leyte.

LA RESISTENZA IN ITALIA

Dal 25 luglio all’8 settembre 1943

Le sconfitte e i disagi provocati dalla guerra avevano generato in Italia un forte risentimento contro il regime. Nei giorni dello sbarco alleato in Sicilia (10 luglio 1943), il re maturò la decisione di liquidare Mussolini in accordo con i vertici del partito fascista. Nella notte tra il 24 e 25 luglio il duce fu messo in minoranza dal Gran Consiglio del Fascismo in seguito a un ordine del giorno che rimetteva il potere nelle mani del sovrano. Il re fece arrestare Mussolini e nominò il maresciallo Pietro Badoglio capo di un governo incaricato di aprire trattative di armistizio con gli Alleati.
Mentre Hitler si apprestava a imporre con la forza il controllo tedesco sull’Italia, Badoglio l’8 settembre annunciò l’armistizio senza dare direttive precise all’esercito che si disgregò. Il 9 settembre la famiglia reale e Badoglio lasciarono Roma per sfuggire ai Tedeschi e mettersi sotto la protezione alleata a Brindisi: terminò così il governo dei 45 giorni seguito alla caduta di Mussolini.
Le truppe tedesche occuparono quindi Roma, dove popolo e militari sbandati resistettero due giorni prima di capitolare (fu uno dei primi episodi della Resistenza italiana). Mentre nell’Italia settentrionale Mussolini (liberato dai paracadutisti tedeschi dalla prigionia sul Gran Sasso) fondava, sotto la tutela nazista, la Repubblica Sociale Italiana (RSI, 23 settembre), il governo italiano, affidato ancora a Badoglio, dichiarò guerra alla Germania (13 ottobre).

Nelle regioni della Venezia Giulia e dell’Istria, il crollo delle istituzioni fasciste portò a ondate di violenza da parte dei partigiani iugoslavi nei confronti delle minoranze italiane; numerose furono le persone uccise e gettate in profonde cavità carsiche, le foibe. Analoghi atti di violenza contro gli Italiani si ripeteranno nella primavera del 1945.

Sul piano militare, dopo lo sbarco in Sicilia, la marcia della V armata americana del generale Mark W. Clark e dell’VIII armata britannica del generale Montgomery procedette abbastanza rapidamente fino all’autunno, quando si arrestò lungo la linea Gustav, approntata dai Tedeschi attraverso l’Appennino, e incardinata nella posizione strategica di Cassino.

LA RESISTENZA ITALIANA

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trovò spaccata in due. Nel  Sud, grazie al riconoscimento espresso dall’URSS (13 marzo 1944) e alla svolta di Salerno impressa al PCl da Togliatti su indicazione di Stalin (27 marzo), nacque una convergenza momentanea tra i partiti antifascisti e la Corona (che accettò di mettere in discussione il futuro della monarchia), a sostegno di un nuovo governo Badoglio.

Il centro-nord, invece, era in mano tedesca fino oltre Roma. Liberato il 12 settem- bre 1943 dalla prigionia sul Gran Sasso, Mussolini costituì la Repubblica Sociale Italiana a Salò. Contro i nazifascisti si avviò la guerriglia partigiana, cui aderiro-

no civili e reparti sbandati dell’esercito. Le formazioni partigiane (spesso caratte- rizzate da una forte connotazione politica: quasi la metà erano guidate dal Partito Comunista) furono coordinate da Comitati di liberazione nazionale (CLN), composti da esponenti dei partiti antifascisti e sottoposti all’autorità del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CL- NAI). Alle azioni partigiane (operazioni di sabotaggio, uccisioni di gerarchi fascisti, costituzione di repubbliche temporanee in Ossola e Monferrato) i Tedeschi risposero con fucilazioni di massa (tristemente noti gli episodi delle Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944, e di Marzabotto, 29 settembre-1° ottobre 1944).

La Seconda Guerra Mondiale

Il secondo conflitto mondiale fu uno scontro totale, giocato sui fronti dell’Europa, del Nordafrica, dell’Unione Sovietica e dell’Estremo Oriente,
che coinvolse per la prima volta in modo massiccio anche la popolazione civile. Germania, Italia e Giappone, uniti nell’Asse Roma-Berlino-Tokyo, sarebbero uscite distrutte dal conflitto, frustrando le ambizioni nazifasciste di creare
un nuovo ordine internazionale (contenute nel “patto tripartito” sottoscritto
il 27 settembre 1940). In Europa Orientale e nei territori occupati dalla truppe naziste, il conflitto assunse anche i caratteri di un vero e proprio genocidio: Hitler, sostenendo che la razza tedesca (ariana) dovesse sfruttare e poi eliminare quelle ritenute inferiori, rappresentate soprattutto dagli Ebrei,
ordinò l’internamento di milioni di persone in campi di concentramento
e di sterminio dotati di camere a gas e forni crematori; morirono così oltre
5 milioni di Ebrei. La guerra si concluse con la conquista sovietica di Berlino nei primi giorni del maggio 1945 e con lo sgancio di due bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki (agosto 1945). Americani, Sovietici
e Inglesi definirono quindi il nuovo assetto mondiale.

1939 e il 1940

Il conflitto ebbe inizio il 1° settembre 1939 con l’attacco tedesco alla Polonia; il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania; il 5 settembre Stati Uniti e Giappone proclamarono la neutralità.

L’Italia si dichiarò invece “non belligerante”.

Nei primi mesi di guerra, approfittando dell’atteggiamento attendistico di Parigi e Londra (che speravano in una soluzione pacifica), Hitler, spartita la Polonia con l’Unione Sovietica, occupò anche la Danimarca e la Norvegia (aprile 1940).

Da parte sua l’URSS dichiarò guerra alla Finlandia riuscendo a piegarla nel marzo 1940 e occupando poi nel giugno successivo Lituania, Estonia e Lettonia.

L’attacco alla Francia
Il fronte occidentale, dove era affluito un corpo di spedizione britannico, rimase inattivo per otto mesi in quella che fu chiamata la “strana guerra”, fino al 10 maggio 1940, quando in poco più di un mese la Germania, utilizzando al meglio le forze corazzate e violando la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, invase la Francia. Di fronte alla disfatta, al governo di Parigi restavano due alternative: fuggire e continuare la lotta dal Nordafrica oppure trovare un accordo con gli occupanti (come proposto dal maresciallo Pétain). Prevalse la seconda ipotesi (collaborazionismo). Parigi cadde il 14 giugno, l’armistizio con la Germania fu firmato il 22 giugno: tre quinti del Paese finirono in mano tedesca; Pétain formò un governo filo-nazista nel sud, a Vichy. Il generale De Gaulle, avverso a Pétain, si rifugiò in Inghilterra da dove coordinò la resistenza.

Mussolini, convinto che il conflitto fosse ormai al termine, volle sfruttare il successo tedesco e il 10 giugno dichiarò guerra alla Francia, che il 24 concesse l’armistizio.

La battaglia d’Inghilterra
Le mire tedesche si spostarono quindi verso l’Inghilterra
(dove dal 10 maggio 1940 era primo ministro il conservatore Winston Churchill), che fu sottoposta a una serie di massicci attacchi aerei. Gli Inglesi, tuttavia, aiutati dai primi radar e da un’efficiente aviazione, vinsero la battaglia d’Inghilterra costringendo Hitler ad accantonare i suoi piani (17 settembre).

Mediterraneo e Balcani
Contemporaneamente, l’Italia attaccò gli Inglesi in Africa, senza però andare oltre alcuni successi iniziali. Il 28 ottobre Mussolini, per bilanciare i successi di Hitler, ordinò l’attacco alla Grecia: ma sarà l’appoggio militare tedesco a determinare la vittoria (aprile 1941), accompagnata dalla contemporanea occupazione della Iugoslavia.
Nel Mediterraneo, la marina italiana, infine, subì ingenti perdite a seguito dell’attacco inglese alla base di Taranto (13 novembre 1940).

1941

Nel corso del 1941 Hitler, nonostante il patto di non aggressione con Stalin, mosse contro l’URSS attaccandola il 22 giugno con più di 3 milioni di soldati (operazione Barbarossa). Dopo i primi successi nel corso dell’estate e dell’autunno, cui contribuirono anche truppe romene, ungheresi, slovacche, finlandesi e un corpo di spedizione italiano (CSIR), i Sovietici si riorganizzarono e in dicembre bloccarono i Tedeschi nei pressi di Mosca e di Leningrado. L’URSS, nonostante la passata alleanza con la Germania e nonostante il carattere totalitario del suo regime, fu subito trattata come un’alleata dalla Gran Bretagna e ammessa dagli Stati Uniti ai benefici delle legge Affitti e Prestiti (marzo 1941), legge che attribuiva al presidente statunitense la possibilità di concedere aiuti economici a tutti i Paesi la cui difesa fosse ritenuta vitale per la sicurezza degli USA.

In tal modo gli Stati Uniti attenuarono la loro neutralità trasformandola in non belligeranza. Quando Roosevelt e Churchill firmarono la Carta atlantica (agosto1941)contro i regimi fascisti, impegnandosi a collaborare alla sconfitta della Germania, gli Stati Uniti erano ormai già schierati con gli anglo-francesi. Mentre l’opinione pubblica americana si divideva sull’opportunità dell’intervento, il Paese venne definitivamente trascinato in guerra dal Giappone.

Le alternative di Hitler nel 1941

Uscito sconfitto dalla Battaglia d’Inghilterra nel settembre del 1940, Hitler all’inizio del 1941 controllava però gran parte dell’Europa continentale. Per sconfiggere la Gran Bretagna gli si presentavano due alternative.

La prima, consisteva nell’eliminare Londra dal conflitto colpendola nel cuore del suo impero e privandola delle risorse di materie prime (soprattutto petrolio), con un’azione a tenaglia in Medio Oriente e in Africa settentrionale: tale impre- sa avrebbe richiesto due anni di tempo, consentendo ad americani e sovietici di portare avanti il loro riarmo e di costituire una temibile potenziale minaccia; inoltre, il rifiuto del generale Franco, capo di Stato spagnolo, di entrare in guerra escludeva la possibilità di eliminare la Gran Bretagna dal Mediterraneo con l’occupazione di Gibilterra, Baleari e Marocco spagnolo.

La seconda alternativa consisteva nell’eliminare prima l’URSS, di cui la cattiva prova contro la Finlandia aveva rivelato l’intrinseca debolezza, per poi river- sare in Africa e in Asia le forze tedesche con le spalle ormai coperte. Fu così che Hitler decise di lanciare l’attacco all’Unione Sovietica nel giugno del 1941.

L’attacco giapponese a Pearl Harbor
Dopo lunghi contrasti per la questione della penetrazione nipponica nel Sud-Est asiatico, Tokyo e Washington non erano infatti riusciti a ricomporre diplomaticamente i loro contrasti. Il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò senza preavviso la flotta americana all’ancora a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Nel giro di poche settimane i Giapponesi sbarcano quindi nelle Filippine, inThailandia e occuparono Hong Kong. Anche Germania e Italia dichiarano guerra agli Stati Uniti. Il conflitto assunse così una dimensione mondiale.

1942 La svolta e l’inizio della fine!

Germania, Italia e Giappone estesero al massimo le loro conquiste ma a partire da giugno tre battaglie fondamentali su tre fronti diversi, nell’Oceano Pacifico, in Africa settentrionale e in Unione Sovietica, segnarono un’inversione di rotta nelle sorti del conflitto.

l fronte del Pacifico
Nel Pacifico
, dopo i grandiosi successi iniziali (Indie orientali olandesi, Singapore, Birmania e Giava), l’avanzata giapponese fu bloccata dagli Stati Uniti con due grandi battaglie aeronavali, del Mar dei Coralli (4-8 maggio 1942) e delle isole Midway (4-6 giugno). Nel corso di quest’ultimo scontro le forze giapponesi dell’ammiraglio Yamamoto, che intendevano occupare l’atollo di Midway, vicino alle isole Hawaii, furono pesantemente sconfitte dalla flotta americana, che pose così fine all’espansione giapponese verso est. Nel mese di agosto i marines americani sbarcarono a Guadalcanal, nelle isole Salomone.

L’Africa settentrionale
In Africa settentrionale, nella primavera del 1941 l’arrivo dell’Africa Korps al comando del generale Erwin Rommel aveva consentito alle truppe italo-tedesche di contrattaccare, senza tuttavia riuscire a conquistare la piazzaforte di Tobruk. L’offensiva dell’Asse riprese nel maggio 1942, portando le truppe fino alle porte di Alessandria d’Egitto, ma la tenace resistenza inglese ne arrestò l’avanzata a El-Alamein. In autunno, il generale inglese Bernard Law Montgomery iniziò la controffensiva e nel novembre 1942 (seconda battaglia di El-Alamein) le truppe italo-tedesche furono costrette a ripiegare. Intanto, un corpo di spedizione anglo-americano sbarcava in Marocco e in Algeria (8 novembre), raggiungendo i confini della Tunisia, occupata da truppe dell’Asse.

La battaglia di Stalingrado
Tra la primavera e l’estate del 1942 l’attività sul fronte orientale aveva visto le truppe tedesche occupare la penisola di Crimea e Sebastopoli, quindi puntare verso il Caucaso e il fiume Don (raggiunto il 4 luglio); nel mese di agosto erano stati raggiunti i bacini industriali del Donec, del basso Don e del Caucaso occidentale. Il Volga venne raggiunto, a nord e a sud, tra settembre e ottobre, provocando l’accerchiamento della città industriale di Stalingrado, che tuttavia resistette alla forte pressione nazista.
La grande controffensiva sovietica scatenata sul finire dell’anno lungo tutto il fronte meridionale provocò un capovolgimento fondamentale nello sviluppo di tutta la guerra. I Russi sfondarono le linee tedesche a nord e a sud di Stalingrado, oltrepassando il Don e accerchiando a loro volta l’armata del generale Friederich von Paulus a Stalingrado. La disfatta dell’Asse coinvolse anche l’ARMIR (Armata Italiana in Russia), forte di 230 000 uomini male attrezzati, schierati lungo la linea del Don.

La tragedia dell’ARMIR

L’Armata Italiana in Russia (ARMIR) fu impegnata sul fronte sovietico meridionale tra il 1942 e il 1943. Costituita nel giugno del 1942 da Mussolini contro il parere dei militari, e comandata del generale Italo Gariboldi, incorporò il corpo di spedizione già inviato nell’agosto del 1941 (CSIR) e fu dotata di mezzi e armi antiquati e insufficienti. Comprendeva il corpo d’armata alpino (divisioni Tridentina, Julia e Cuneense), il secondo corpo d’armata (divisioni Cosseria, Ravenna e Sforzesca), il XXXV corpo d’armata (ex CSIR, con le divisioni Celere, Duca d’Aosta, Pasubio e Torino) e la divisione Vicenza nelle retrovie.

Le truppe italiane, schierate lungo il corso del fiume Don, furono investite dal- l’offensiva sovietica del dicembre 1942. Mentre le divisioni di fanteria poterono ritirarsi entro i primi di gennaio del 1943, il corpo d’armata alpino ricevette l’ordine di ripiegare solo a metà gennaio, quando era ormai completamente accerchiato. Dovette quindi aprirsi la strada della ritirata combattendo, marciando per centinaia di chilometri nel gelido inverno russo. Su 230 000 uomini, di cui 7000 ufficiali, le perdite ammontarono comples- sivamente a 84 300 uomini tra caduti e dispersi; di questi, più di 50 000 morirono nei campi di prigionia sovietici.

1943: la fine del Fascismo

Sul fronte africano, nei primi mesi dell’anno le truppe italo-tedesche, abbandonata Tripoli, si ritirarono in Tunisia. Attaccate a nord dagli Americani provenienti dall’Algeria e a sud dagli Inglesi, le forze dell’Asse in Africa settentrionale si arresero nel corso del mese di maggio.

Intanto, mentre le forze russe, dopo la vittoria a Stalingrado, rompevano il fronte in più punti avanzando verso occidente, gli Alleati misero a punto i loro piani d’azione nel corso di una serie di conferenze, prima a Casablanca (14-27 gennaio), quindi a Mosca (19 ottobre-1° novembre) e a Teheran (28 novembre-1° dicembre). A Casablanca venne deciso, tra l’altro, lo sbarco in Sicilia.