Letteratura italiana

Parafrasi de I Sepolcri

  1. Forse il sonno eterno della morte è meno doloroso
  2. qualora l’estinto riposi all’ombra dei cipressi
  3. e dentro le urne confortate dal pianto di chi è rimasto? Quando
  4. davanti ai miei occhi il Sole non feconderà più sulla terra per questa
  5. bella popolazione di piante e di animali,
  6. e quando davanti a me non danzeranno più le ore
  7. future prodighe di promesse
  8. né sentirò più da te, dolce amico, la tua poesia
  9. e l’armonia malinconica che la contraddistingue,
  10. e non parleranno più al mio cuore lo spirito
  11. delle vergini muse della poesia e dell’Amore,
  12. unico conforto per la mia vita di esule,
  13. quale consolazione sarà per i miei giorni perduti una tomba
  14. che distingua le mie ossa dalle infinite ossa che
  15. la morte sparge per terra e per mare?
  16. È ben vero, Pindemonte! Anche la speranza, 
  17. ultima dea, abbandona i sepolcri; e l’oblio avvolge
  18. tutte le cose nella sua eterna notte;
  19. e una forza operosa le trasforma
  20. in continuazione; e il tempo travolge
  21. l’uomo, i suoi sepolcri, gli ultimi resti mortali dell’uomo
  22. e ciò che resta di terra e cielo.
  23. Ma perché l’uomo dovrebbe privarsi prima del tempo
  24. dell’illusione che, una volta morto, tuttavia gli fa credere
  25. di essere ancora fermo sulla soglia di Dite?
  26. Forse non continua a vivere anche dopo la morte, quando 
  27. non gli trasmetterà più nulla l’armonia del giorno,
  28. se può destare tale armonia nella mente dei suoi
  29. con un dolce moto di pietà? Divina è 
  30. questa corrispondenza di sentimenti,
  31. è dono divino per gli uomini; e spesso
  32. grazie ad esso si continua a vivere in compagnia dell’amico defunto
  33. e il defunto con noi, se la pietosa terra
  34. che lo accolse neonato e che lo ha nutrito,
  35. porgendo l’estremo asilo nel suo grembo materno,
  36. renda inviolabili quelle reliquie dall’oltraggio
  37. degli agenti atmosferici e dal piede profanatore
  38. del volgo, e una lapide ne conservi il nome,
  39. un albero amico e profumato di fiori consoli
  40. le ceneri con le sue carezzevoli ombre. 
  41. Solamente chi non lascia eredità di affetti
  42. ha poca gioia nella tomba; e se solo immagina
  43. la propria sepoltura, vede la propria anima
  44. in mezzo al dolore dei luoghi infernali
  45. oppure vede la sua anima rifugiarsi sotto le grandi ali
  46. del perdono di Dio: ma affida le sue ceneri
  47. alle ortiche di una terra abbandonata
  48. dove non prega nessuna donna innamorata,
  49. né alcun passeggero solitario ode il sospiro
  50. che la Natura infonde a noi dalla tomba.
  51. Tuttavia una nuova legge oggi prescrive
  52. che i sepocri siano fuori dagli sguardi pietosi e non concede
  53. ai morti il nome [sulla lapide]. E giace senza tomba
  54. il tuo Sacerdote, o Talia, che poetando per te
  55. coltivò con lungo amore un alloro
  56. nella sua povera casa, e vi appese corone;
  57. e tu, abbellendolo col tuo sorriso, ispiravi il suo canto
  58. che satireggiava contro il giovin lombardo vizioso,
  59. al quale piacque soltanto il muggito
  60. dei suoi buoi che, situati nelle valli nei pressi dell’Adda
  61. e del Ticino, gli consentono una vita di ozi e lussi
  62. O bella Musa, dove sei? Tra queste piante dove io siedo
  63. e rammento sospiroso la casa materna
  64. non sento spirare l’ambrosia, indizio della tua
  65. presenza divina. Eppure tu venivi
  66. e a lui sorridevi sotto quel tiglio
  67. che ora con le sue fronde dimesse emette un fremito,
  68. perché, o Dea, non copre [con la sua ombra] l’urna del vecchio,
  69. verso il quale in passato era prodigo di serenità e di ombre.
  70. Forse tu vagando tra i cimiteri destinati alla plebe vai 
  71. cercando dove riposi il sacro capo
  72. del tuo Parini? La città piena di vizi, che attrae
  73. cantanti castrati, non pose in suo onore alberi
  74. tra le sue mura, né lapidi, 
  75. né iscrizioni; e forse il ladro che
  76. solo sul patibolo abbandonò una vita di delitti
  77. insanguina le sue ossa con la sua testa mozzata.
  78. Senti raspare tra le macerie e le sterpi
  79. la cagna abbandonata che vaga
  80. sulle fosse e che ulula per la fame;
  81. E l’upupa uscire dal teschio, dove fuggiva la luna,
  82. e svolazzare attorno alle croci
  83. sparse per il cimitero
  84. e l’uccello immondo rimproverare con il suo grido
  85. funereo i raggi che le stelle pietose
  86. donano alle dimenticate sepolture. Inutilmente,
  87. o dea, preghi che sul tuo poeta sgorghino rugiade
  88. dalla notte cupa. Ahi! Non sorge alcun fiore
  89. sugli estinti, qualora non sia onorato delle 
  90. lodi umane e di pianto affettuoso.
  91. Dal giorno in cui nozze, tribunali e religione
  92. fecero nascere negli uomini primitivi, che
  93. [ancora] vivevano come bestie, la compassione
  94. di se stessi e degli altri, i vivi sottraevano
  95. alla corruzione degli agenti atmosferici e all’assalto
  96. delle fiere i miseri resti che Natura destina,
  97. con la sua eterna trasformazione, ad altra vita.
  98. Le tombe erano la testimonianza delle glorie passate,
  99. altari per i figli; e da essi uscivano i responsi
  100. dei numi tutelari della casa, e il giuramento
  101. sulla polvere degli antenati fu rispettato:
  102. culto che le virtù civili e la pietà per i congiunti
  103. tramandarono per secoli con forme rituali differenti.
  104. Non sempre le lapidi sepolcrali
  105. fecero da pavimento alle chiese; né il lezzo dei cadaveri frammisto
  106. all’odore dell’incenso contaminò i fedeli;
  107. né le città furono rattristate
  108. da immagini di scheletri: le madri
  109. si svegliano durante i loro sonni terrorizzate e tendono
  110. le loro braccia nude sull’amato capo
  111. del loro caro neonato, cosicché non lo svegli
  112. il gemito prolungato della persona morta
  113. che chiede dal santuario agli eredi
  114. le messe a pagamento. Ma cipressi e cedri,
  115. impregnando l’aria di purissimi profumi,
  116. protendendevano sulle tombe il verde perenne,
  117. per un’eterna memoria, e vasi preziosi
  118. raccoglievano le lacrime offerte in voto. 
  119. Gli amici rapivano una scintilla al Sole
  120. per illuminare l’oscurità notturna del sepolcro
  121. perché gli occhi dell’uomo che sta morendo
  122. cercano il sole; e i loro petti, tutti,
  123. rivolgono l’ultimo sospiro alla luce che si allontana.
  124. Versando acque purificatrici, le fontane nutrivano
  125. amaranti e viole sul tumulo;
  126. e chi sedeva lì, a versare latte o 
  127. a raccontare le proprie sofferenze
  128. ai cari estinti, poteva sentire un profumo intorno a sé
  129. come quello che esala l’atmosfera dei beati Campi Elisi.
  130. Pietosa follia che rende cari
  131. alle giovani inglesi i giardini dei cimiteri
  132. suburbani, presso i quali le conduce
  133. l’amore per la madre morta, dove pregarono
  134. i clementi numi tutelari della patria, perché facessero ritornare
  135. il prode che troncò l’albero maestro
  136. della nave vinta, e con quello si preparò la propria bara.
  137. Ma dove la brama di imprese gloriose è spenta
  138. e la ricchezza e la paura sono alla base
  139. del vivere civile, cippi e monumenti
  140. marmorei sono inutile ostentazione e
  141. malaugurate immagini di Morte.
  142. Il popolo dotto, ricco e nobile, decoro e guida
  143. del bel regno Italico, ha già da vivo la sua sepoltura, nelle regge
  144. che risuonano di adulazioni e non ha altro riconoscimento di lode
  145. se non gli stemmi familiari. A noi la morte
  146. prepari una dimora di quiete,
  147. dove finalmente la sorte cessi
  148. di perseguitarmi, e gli amici raccolgano
  149. non un’eredità di tesori, ma di nobili sentimenti e l’esempio
  150. di un canto poetico ispiratore di libertà.
  151. Le tombe dei magnanimi spingono gli animi
  152. nobili a grandi imprese, o Pindemonte;
  153. e rendono agli occhi del forestiero bella e santa
  154. la terra che le accoglie. Io quando vidi la tomba
  155. dove riposa il corpo di quel grande
  156. che, insegnando ai principi il buon governo,
  157. lo priva delle sue parvenze di gloria, e svela alle genti
  158. come esso si fondi sulle lacrime e sul sangue;
  159. la tomba di colui che a Roma innalzò 
  160. un nuovo Olimpo per gli dei; e quella di colui che
  161. vide sotto la volta celeste ruotare
  162. diversi pianeti, e il Sole illuminarli rimanendo immobile,
  163. cosicché sgombrò per primo le vie del cielo
  164. all’inglese che così largamente vi spaziò col suo ingegno.
  165. Te beata, esclamai, per le arie rasserenanti
  166. piene di vita, per le acque
  167. che dai suoi gioghi l’Appenino fa scendere a te!
  168. La luna, rallegrata dalla tua aria tersa
  169. riveste di una luce limpida i tuoi colli,
  170. festosi durante la vendemmia, e le valli circostanti
  171. popolate di case e di uliveti
  172. mandano al cielo mille profumi di fiori.
  173. E tu per prima, Firenze, hai udito il carme che
  174. confortò lo sdegno del ghibellino esule,
  175. e tu hai dato i genitori e la lingua a quel dolce
  176. labbro di Calliope [Petrarca], che spiritualizzando
  177. con un velo candidissimo l’Amore, che
  178. tanto in Grecia quanto a Roma era cantato il modo sensuale,
  179. lo restituì nel grembo di Venere celeste;
  180. ma più beata ancora, perché adunate in un solo tempio
  181. conservi le glorie italiane, le uniche forse
  182. da quando le Alpi mal difese e il procedere alterno
  183. della Storia delle sorti umane, volute dal destino,
  184. ti privavano di armi, ricchezze, altari,
  185. patria, di tutto fuorché la memoria.
  186. Perché se un giorno una speranza di gloria
  187. splenderà per gli Italiani più coraggiosi e per l’Italia,
  188. noi da questi sepolcri trarremo l’ispirazione ad agire.
  189. E a queste tombe venne spesso a cercare l’ispirazione Vittorio Alfieri,
  190. adirato con i numi tutelari della patria; andava in silenzio
  191. dove l’Arno è più solitario, contemplando 
  192. smanioso i campi e il cielo; ma poiché
  193. nessun essere vivente placava il suo tormento,
  194. qui quell’uomo austero trovava riposo; e sul volto aveva al contempo
  195. il pallor della morte e la speranza.
  196. Con questi grandi abita in eterno: e i suoi resti
  197. fremono di amor di patria. Ah, sì! Da quella religiosa
  198. pace si sente provenire la voce di un nume: 
  199. alimentò la virtù e il furore guerriero dei Greci
  200. a Maratona contro i persiani, dove Atene
  201. consacrò le tombe ai suoi eroi coraggiosi. Il navigante
  202. che attraversò quel mare, costeggiando l’isola di Eubea, 
  203. vedeva attraverso l’immensa oscurità un balenio
  204. d’elmi e di spade cozzanti, vedeva i roghi funebri
  205. mandar fuori fuoco e vapore, vedeva
  206. scintillanti armi di ferro e fantasmi di guerrieri
  207. cercare la battaglia; e fra l’orrore della notte silenziosa
  208. si diffondeva nei campi il tumulto
  209. delle schiere combattenti, il suono delle trombe
  210. e l’incalzare dei cavalli che accorrevano
  211. scalpitanti sugli elmi dei moribondi,
  212. il loro pianto, e i canti dei vincitori, e quello delle Parche.
  213. Felice te, Ippolito, che nella tua giovinezza
  214. percorrevi il mar Egeo, regno libero dei venti!
  215. E se il timoniere diresse la nave
  216. oltre le isole egee, di certo sentisti 
  217. risuonare i lidi dell’Ellesponto
  218. di antiche storie e rimbombare la marea portando
  219. le armi di Achille al promontorio Reteo
  220. sopra la tomba di Aiace: per i magnanimi
  221. la morte è giusta dispensiera di glorie:
  222. né l’astuta intelligenza, né il favore dei re
  223. conservavano ad Ulisse, sovrano di Itaca, le
  224. spoglie difficili [da ottenere], perché l’onda
  225. incitata dagli dei infernali le strappò alla nave fuggiasca.
  226. E me, che la malignità dei tempi e il desiderio di gloria
  227. costringono a una vita di esule, tra gente straniera,
  228. me le muse, suscitatrici del pensiero umano, 
  229. chiamano a evocare gli eroi.
  230. Le muse Pimplee siedono a tutela dei sepolcri,
  231. e quando il tempo, con le sue fredde ali, 
  232. vi distrugge persino le rovine, loro allietano
  233. i deserti con il loro canto, e l’armonia supera
  234. il silenzio di mille secoli. 
  235. E oggi nella Troade desolata risplende
  236. ai viaggiatori un luogo eterno, reso tale 
  237. grazie alla ninfa [Elettra] che ebbe in sposo Giove
  238. e che a Giove diede Dardano come figlio,
  239. dal quale derivano Troia, Assaraco e i cinquanta
  240. letti nunziali e il regno della popolazione da cui discende Iulo.
  241. Eterno per il fatto che, quando Elettra udì la Parca
  242. che la richiamava dalle vitali brezze del giorno
  243. alle danze dell’Eliso, rivolse un’estrema
  244. preghiera a Giove: “E – diceva – se ti furono gradite
  245. le mie chiome, il mio viso e le dolci
  246. notti trascorse insieme, e la volontà dei fati
  247. non mi assegna premio migliore,
  248. almeno proteggi dal cielo l’amante morta,
  249. cosicché resti viva la fama della tua Elettra”.
  250. Così pregando, moriva. E se ne doleva
  251. Giove; e facendo un cenno col suo capo immortale
  252. fece piovere dai suoi capelli ambrosia sulla ninfa
  253. e rese sacro quel corpo e la sua tomba.
  254. Qui fu sepolto Erittonio, e riposano 
  255. i resti del giusto Ilo; qui le donne troiane 
  256. scioglievano le chiome inutilmente, ahi! cercando 
  257. di scongiurare l’imminente fato dei loro mariti;
  258. Qui venne Cassandra, quando il Nume (di Apollo), 
  259. le fece predire la fine di Troia,
  260. e ai defunti cantava un canto pieno d’amore, 
  261. e lì vi guidava i nipoti, e insegnava quel 
  262. lamento amoroso ai giovinetti.
  263. E sospirando diceva: “Oh se mai
  264. il destino vi consentirà di tornare dalla Grecia,
  265. dove nutrirete i cavalli del figlio di Tideo e del figlio di Laerte,
  266. invano tornerete a cercare la vostra patria!
  267. Le mura, opera di Apollo,
  268. bruceranno sotto i loro stessi resti;
  269. ma gli dei della patria avranno dimora 
  270. in queste tombe; perché è dono che possiedono gli dei
  271. conservare una fama gloriosa pur nelle miserie.
  272. E voi, palme e cipressi che piantano 
  273. le nuore di Priamo, crescerete, ahimè, rapidamente
  274. bagnati dalle lacrime delle vedove.
  275. Proteggete i miei padri: e colui che, pietosamente,
  276. si asterrà dal colpire con la scure le vostre fronde consacrate,
  277. si addolorerà meno per la perdita di persone care
  278. con mano pura potrà toccare gli altari divini.
  279. Proteggete i miei padri. Un giorno vedrete
  280. un mendicante cieco vagare
  281. sotto le vostre antichissime ombre, ed entrare nei loculi
  282. brancolante, abbracciare le urne,
  283. e interrogarle. I loro antri segreti gemeranno,
  284. le tombe narreranno di Ilio rasa al suolo
  285. due volte e due volte risorta
  286. splendidamente sulle vie che erano divenute mute,
  287. per rendere più bella la vittoria finale
  288. ai figli di Peleo, destinati dal fato [a distruggerla]. Il sacro poeta,
  289. consolando col suo canto quelle anime afflitte,
  290. renderà eterna, per tutte le terre che abbraccia il gran padre
  291. Oceano, la fama dei principi achei.
  292. E anche tu Ettore avrai onore di pianti,
  293. dovunque sarà considerato santo e degno di commozione
  294. il sangue versato per la patria, e finché il sole 
  295. illuminerà le esistenze sciagurate degli uomini.

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