Letteratura italiana

Manzoni e il cattolicesimo

L’avvicinamento dello scrittore e poeta Alessandro Manzoni alla religione cattolica fu determinato da un episodio avvenuto durante la sua giovinezza, quando egli era unito in matrimonio – con rito calvinista – ad Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere svizzero. Si è sostenuto che la rinascita spirituale del giovane Manzoni sia legata al drammatico episodio avvenuto a Parigi in occasione delle nozze di Napoleone e Maria Luisa D’Austria: l’esplosione di alcuni mortaretti aveva gettato nel panico la folla – della quale facevano parte i coniugi Manzoni – causando alcuni morti. Tra il fumo e le grida lo scrittore aveva perso di vista la moglie e, in preda all’angoscia, aveva varcato il portale della Chiesa di San Rocco, dove era stato placato da un senso improvviso di requie grazie al quale era poi stato in grado di riprendere le ricerche della consorte e di rintracciarla.  Nel 1810 Manzoni decise di celebrare nuovamente il matrimonio con Enrichetta, questa volta con rito cattolico; a questo evento seguì il ripudio del Calvinismo da parte di lei. Nell’opera Osservazioni sulla morale cattolica egli cerca di approfondire il discorso religioso e di argomentare la sua idea di fondo, ovvero che non può esistere un’arte positiva che non sia portatrice di un contenuto ispirato al buono e all’utile, essendo essa illuminata dalla forza della verità e della poesia. Il sentimento religioso si fa, in questi anni, non meno rigoroso, ma più aperto e più confidente nel tentativo di abbracciare, nella sua complessità, l’intero popolo cristiano, guardando, secondo lo spirito evangelico, più in basso che in alto, più alle prospettive rassicuranti delle fede che alla crisi della mondanità e del potere. Le Osservazioni sulla morale cattolica sono un trattato apologetico destinato, come scrisse Manzoni stesso, a difendere la morale della Chiesa cattolica dalle accuse che le furono mosse da Sismondi ne La Storia delle Repubbliche Italiane del Medioevo in cui è detto che la morale cattolica è ragione di corruzione per l’Italia. La composizione delle riflessioni manzoniane in merito sono anche da connettere con la lettura del Saggio Sull’indifferenza in materia di religione del Lamennais, edito nel 1817. Alla tesi calvinista del Sismondi, Manzoni risponde che la corruzione dei costumi italiani non deriva dalla morale cattolica genuina, santa e ragionata, bensì dal trasgredirla, dal non conoscerla e dall’interpretarla alla rovescia; il trattato si articola in diciannove capitoli nei quali vengono esaminate alcune situazioni etiche tra le più dibattute nella storia del Cristianesimo come l’odio religioso, le indulgenze e le elemosine. L’approfondimento di molti tra questi temi fornirà materia morale alla composizione de I promessi sposi. Per la sua realizzazione, lo scrittore si documenta con lo scrupolo di uno storico, prediligendo come protagonisti dei personaggi umili; il tema centrale del romanzo è la concezione della divina provvidenza ma, mentre i due protagonisti della trama, Renzo e Lucia, la interpretano in modo quasi infantile, credendo che nel corso della storia i buoni saranno premiati e i malvagi puniti, l’autore ne ha una più alta concezione teologica e sostiene che virtù e felicità possono coincidere solo nella prospettiva dell’eterno: solo alla fine dei tempi, infatti, vi sarà la certezza che i virtuosi saranno premiati e i malvagi puniti. Secondo la visione manzoniana, sulla Terra la Provvidenza può anche infliggere sventure e sofferenze ai giusti, senza garantire il loro risarcimento; proprio la sventura, per lo scrittore, porta alla maturazione della virtù e a una profonda consapevolezza, e questo anche in relazione ai suoi vissuti personali che lo videro protagonista di innumerevoli lutti (della moglie, della madre, di molti dei suoi figli) e di dolore per la cattiva condotta dei figli di maschi.

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