Letteratura italiana

Il Primo Novecento: quadro storico e letterario

Il periodo compreso tra l’ultimo scorcio dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento vede lo scenario internazionale trasformarsi radical- mente in seguito allo sviluppo incontrollato del capitalismo. I profondi mutamenti nell’economia mondiale condizionano sia le politiche interne dei vari Stati sia i reciproci rapporti tra uno Stato e l’altro. Il coloniali- smo prima, l’imperialismo poi concorreranno in breve a scatenare il pri- mo conflitto di dimensioni mondiali della storia umana. L’Italia non ne resterà esclusa.

1882 L’Italia sottoscrive la Triplice Alleanza che la vede schierata al fianco del- l’Austria e della Germania.
1887 La Destra storica prende il potere con l’elezione al governo di Francesco Crispi.

1892 Viene fondato a Genova il PSI.
1896 Con la sconfitta di Adua fallisce l’impresa coloniale italiana in Africa. Cri- spi si dimette.
1898 Agitazioni popolari. A Milano il generale Bava Beccaris ordina di far fuoco sulla folla dei dimostranti.

1900 Re Umberto I viene assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci.

1903 Giovanni Giolitti è nominato Primo Ministro.

1911-12 Impresa libica: l’Italia dichiara guerra alla Turchia per il possesso co- loniale della Libia. Il 18 ottobre 1912 la vittoria italiana è sancita dalla pace di Losanna.
1912 Il governo introduce il suffragio universale maschile.

1913 Giolitti stipula il patto Gentiloni attraverso il quale si guadagna alle elezioni il voto dei cattolici in cambio della promessa di non adottare provvedimenti anti- clericali (è l’inizio del «trasformismo» politico).
1914 Giolitti si dimette cedendo il passo al Ministero Salandra. Scoppia la pri- ma guerra mondiale, ma il nostro paese, mentre si infuoca la polemica tra neu- tralisti e interventisti, si dichiara neutrale.

1915 Con un clamoroso voltafaccia l’Italia firma il patto di Londra, e si impegna a combattere al fianco della Triplice Intesa (→ L’evento). Il 24 maggio dichiara guerra all’Austria.
1916 Mentre si svolgono le battaglie sull’Isonzo, l’Italia dichiara guerra anche alla Germania.

1917 Dopo la battaglia di Vittorio Veneto, l’Austria chiede l’armistizio.
1918 La prima guerra mondiale è finita: si apre la Conferenza di pace a Parigi. L’Italia ottiene i territori irredenti (Trentino e Friuli Venezia Giulia), eccezion fat- ta per Fiume, riscattata con la forza da Gabriele D’Annunzio al capo di pochi uomini (la città, annessa all’Italia nel 1924, verrà riunita al territorio della ex Jugoslavia nel 1947).

La società 

Mentre il secolo XIX si chiude all’insegna delle rivendicazioni sociali da parte delle masse proletarie contro i soprusi dei capitalisti, il primo decennio del XX secolo passa alla storia come la Belle époque: le significative trasformazioni in campo industriale e tecnologico consentono la nascita della cosiddetta «società di massa», caratterizzata da fenomeni come il considerevole aumento della produzione e dei consumi, la burocratizzazione degli organi statali, il progressivo diffondersi della scolarizzazione, l’allargamento della base elettorale. L’Italia, almeno in apparenza, gode di un periodo di benessere (sviluppo delle industrie elettriche, meccaniche e siderurgiche, invenzione del motore a scoppio, della radio, del cinemato- grafo), in realtà limitato alle sole classi agiate e minato dall’aggravarsi dei disagi e delle agitazioni popolari (scioperi, emigrazione, sottosviluppo del Mezzogiorno).

La prima guerra mondiale

Tra le cause remote dello scoppio della prima guerra mondiale vanno consi- derati i vari irredentismi (l’Italia, ad esempio, pretendeva la restituzione dal- l’Austria del Trentino e del Friuli), tra quelle più immediate, oltre all’assassinio dell’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia da parte di un nazionalista bosniaco, le velleità imperialistiche degli Stati europei, generate dall’enorme sviluppo industriale e capitalistico verificatosi tra Ottocento e Novecento in concomitanza con la cosiddetta «seconda rivoluzione industriale». È l’età delle imprese coloniali: i paesi più avanzati si danno alla conquista di nuovi territori (Asia, Africa, America centrale) alla ricerca di risorse e materie prime. Il complesso sistema delle coalizioni (Triplice Alleanza: Italia, Germania, Austria; Triplice Intesa: Francia, Inghilterra, Russia) e la comparsa sulla scena mondiale di una super-potenza come l’America fanno il resto. Dalla guerra l’Impero austro-ungarico uscirà del tutto smembrato e la mappa dell’Europa sarà in gran parte ridisegnata. Ma i futuri equilibri inter- nazionali risulteranno condizionati anche dagli eventi verificatisi, nel frat- tempo, in Russia: la Rivoluzione d’ottobre (1917), infatti, pone fine al regime zarista, sancendo la nascita dell’URSS con a capo il bolscevico Nikolaj Lenin. È il primo Stato comunista.

Il contesto culturale

Durante l’ultimo Ottocento la cultura vive un momento di crisi e di profondo smarrimento in seguito allo sgretolarsi delle certezze alimentate dal Positivismo. Il movimento culturale e letterario che esprime il malessere esistenziale di quest’epoca, in cui a primeggiare sono gli elementi irrazionali e istintivi del pensiero, è il Decadentismo (sviluppatosi a partire dall’ultimo ventennio del XIX secolo prima in Francia e poi in tutta Europa). “Decadenti” o meglio “eredi” del Decadentismo possono ritenersi Gabriele D’Annunzio e Giovanni Pascoli. In più campi del sapere, intanto, a rappresentare l’unico punto di riferimento possibile è paradossalmente la relatività: così, ad esempio, nelle scienze naturali con la «teoria della relatività» dello scienziato tedesco Albert Einstein (1879-1955), o in quelle umane con la scoperta dell’«inconscio» da parte del medico viennese Sigmund Freud. E la relatività trionfa, in un certo senso, anche in ambito letterario con scrittori del calibro di Luigi Pirandello e Italo Svevo. A partire dal pri- mo decennio del XX secolo, inoltre, si diffondono in tutta Europa le avan- guardie storiche, correnti culturali che si propongono di rompere radical- mente con la tradizione, in virtù di uno sperimentalismo volto a cercare inedite forme di espressione artistica e letteraria. Avanguardie del primo Novecento sono il Surrealismo e il Dadaismo in Francia, l’Espressionismo in Germania, il Futurismo in Italia e in Russia.

La figura dell’intellettuale 

Nell’era della “società di massa” e della mercificazione della cultura l’intellettuale vive un momento di profondo sconcerto, rispondendo agli stimoli del nuovo sistema ora assecondandolo, nel rispetto delle leggi del mercato (è il caso, ad esempio, di scrittori come Emilio Salgari, autore di numerosissimi romanzi tagliati per un pubblico medio-basso desideroso solo di intrattenersi piacevolmente), ora rendendosi attivo strumento di propaganda politico- ideologica attraverso l’esperienza giornalistica o le iniziative editoriali (si pensi agli intellettuali nazionalisti e interventisti come D’Annunzio, Prezzolini, Papini, Corradini, o a quelli di sinistra come Gobetti e Gramsci, impegnati nella difesa dei diritti dei lavoratori).

Le correnti filosofiche 

La reazione al Positivismo si configura nella ripresa delle teorie di alcuni pensatori del tardo Ottocento, primo fra tutti Friedrich Nietzsche, la cui filosofia irrazionalista e negativa è volta a demolire tanto le idee fondate sul progresso della scienza e sull’etica borghese, quanto l’intero sistema di valori della tradizione europea e cristiana («Dio è morto» – afferma emblematicamente il filosofo tedesco nella Gaia Scienza). L’ideale di un «superuomo», che con la sua «volontà di potenza» possa fondare una nuova morale, influenza tanta parte della produzione letteraria europea (in Italia Gabriele D’Annunzio).

L’intuizionismo e la riflessione sul tempo sono invece i punti cardine della riflessione filosofica del francese Henri Bergson (1859-1941). L’intuizione, strumento conoscitivo estraneo alla ragione, viene considerata l’unica fonte attendibile della conoscenza (tale idea influenza i decadenti), mentre il tempo non è più inteso quale successione di istanti quantitativamente omogenei, ma in termini di «durata» qualitativa, diversa in ogni individuo. Bergson eser- cita grande fascino sugli scrittori contemporanei, primo fra tutti il francese Marcel Proust, autore di un’opera monumentale: Alla ricerca del tempo perduto, in cui è il tempo del- la coscienza a scandire la trama del romanzo.

Un cenno particolare merita infine la nascita della psicoanalisi, a opera di Sigmund Freud (1856-1939), sebbene le sue ricerche vadano ascritte al campo delle scienze umane, piuttosto che all’ambito filosofico. Freud sostiene l’esistenza, nella psiche di ogni uomo, di una particolare dimensione interiore detta «inconscio», la quale, sfug- gendo a ogni controllo, determinerebbe le azioni e i comportamenti dell’individuo. In sintesi, la vita cosciente (Io) non sarebbe altro che una “razionalizzazione”, in termini di adeguamento alla morale comune (Super-Io), di quella inconscia (Es).

Le correnti letterarie 

Nel corso degli anni Ottanta del secolo XIX un gruppo di intellettuali francesi, con a capo Paul Verlaine, ispirandosi alla poesia di Baudelaire, manifesta il proprio disagio esistenziale e i propri intenti provocatori verso la

mentalità e i valori della borghesia, tanto efficacemente interpretati dalla cultura positivista. La nascita del Decadentismo è sancita nel 1886 dalla fondazione della rivista «Le Décadent» a opera di Anatole Baju. Ma i decadenti, anziché sostanziare la propria visione antiborghese con un modello sociale alternativo, sembrano piuttosto com- piacersi in un inguaribile scontento, in un senso diffuso di abbandono e sfiducia.

L’unico loro obiettivo è salvare dalla distruzione generale quanto di bello, raffinato ed elegante sopravvive nella società. L’Estetismo si rivela così la nota dominante di questo nuovo movi- mento artistico e soprattutto letterario. Esteti sono, ad esempio, il francese Des Esseintes nel romanzo A ritroso (A rebours) di Joris- Karl Huysmans e l’inglese Dorian Gray nel libro Il ritratto di Dorian Gray (The picture of Dorian Gray) di Oscar Wilde o, in Italia, Andrea Sperelli nel Piacere di Gabriele D’Annunzio.

A ereditare il senso generale di frattura tra l’individuo e la società borghese espresso dai decadenti è, tra il primo e il secondo decennio del Novecento, il Futurismo, avanguardia storica italiana. Il Manifesto del Futurismo, pubblicato da Filippo Tommaso Ma- rinetti sul quotidiano parigino «Le Figaro» nel 1909, contiene il singolare programma ideologico del movimento: la critica alla tradizione e al passato in genere, la lode del progresso tecnologico e industriale, l’esigenza di rinnovare la società e l’arte, la folle esaltazione della guerra («sola igiene del mondo»). Il Futurismo crea e celebra il mito della “modernità”, di un mondo violentemente proiettato verso il futuro, e tanto nell’arte quanto nella letteratura cerca di promuovere innovazioni tematiche e stilistiche capaci di rendere tale aspirazione di fondo.

La lingua 

A partire dall’ultimo Ottocento si assiste a una graduale italianizzazione dei dialetti, fenomeno per cui le varie parlate della penisola accolgono forme, costrutti e lessico dell’italiano. Negli anni a cavallo tra i due secoli i dialetti sono a loro volta coinvolti da un processo di regionalizzazione, in seguito al quale in ogni singola regione si afferma il dialetto della città più importante. Nel frattempo nei centri urbani è sempre più frequente il ricorso alla lingua italiana; singolare prodotto delle interferenze tra italiano e dialetti è il co- siddetto «italiano popolare», che riceve una forte accelerazione du- rante la prima guerra mondiale, quando al fronte soldati provenienti dall’intera penisola, spesso scarsamente alfabetizzati, scrivono ai propri cari e, combattendo fianco a fianco, avvertono la necessità di comunicare attraverso una lingua “comune”.

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