Letteratura medievale Testi

San Francesco d’Assisi

Vita

Francesco, figlio del ricco mercante di stoffe Pietro Bernardone e di madonna Pica (originaria della Francia meridionale), nacque ad Assisi nel 1181 (o nel 1182). Visse una giovinezza agiata ed ebbe una buona educazione letteraria: imparò il latino e studiò le letterature d’oc e d’oïl. Sganciatosi dalle attività commerciali paterne, si rivolse alla professione militare: partecipò nel 1202-1203 agli scontri tra gli assisiati e i perugini, che lo fecero prigioniero; liberato nel 1204, cercò di raggiungere l’esercito del capitano di ventura Gualtieri di Brenne, ma, giunto a Spoleto, un attacco di febbre lo costrinse a ritornare ad Assisi.
È a questo periodo che le antiche biografie fanno risalire la sua conversione, che culminò nella pubblica e «teatrale» rinuncia alla famiglia e ai beni (gennaio-aprile 1206). Dopo due anni di vita eremitica Francesco intraprese la predicazione del Vangelo con un primo gruppo di seguaci. Già nel 1210 ricevette una prima approvazione verbale da papa Innocenzo III, e al 1212 risale la conversione di Chiara, che fondò il secondo ordine francescano, quello femminile delle clarisse.
Dopo un decennio di intensissimo apostolato e di missioni evangelizzatrici nelle diverse città d’Italia, ma anche in Egitto e in Palestina, Francesco avvertì la necessità di stabilire per i propri confratelli un’organica e completa serie di precetti di vita, differente da tutte le altre «regole» monastiche. 
Tale elaborazione avvenne in due fasi, e a una Regula prima (1221) seguì la Regula secunda, detta anche «bollata» in quanto approvata ufficialmente da papa Onorio III nel 1223.
Gli anni che seguirono, segnati dalla malattia e dal progredire di una cecità che si fece pressoché completa, furono quelli delle più intense esperienze mistiche. Nel 1224, secondo la tradizione, Francesco ricevette le stimmate, sul monte della Verna, e l’anno successivo, mentre visitava Chiara a San Damiano, compose il Cantico di frate Sole.
Nel 1226 volle essere portato alla Porziuncola, presso Assisi, dove dettò in latino il proprio Testamentum (un’esortazione all’osservanza di una radicale povertà evangelica) e dove morì, il 3 ottobre. Meno di due anni dopo, il 16 luglio 1228, Gregorio IX lo proclamava santo.

Opera

È probabilmente il primo testo poetico in volgare italiano giunto sino a noi e si presenta come una “lauda” in cui il santo scioglie un commosso inno alla potenza di Dio, attraverso l’elenco degli elementi del creato che vengono quasi invitati a unirsi a lui in una preghiera comune.

Il componimento risale agli ultimi anni di vita di S. Francesco (1224-1226) e secondo un’ipotesi sarebbe stato scritto in due momenti successivi, di cui il secondo nell’imminenza della morte (risalirebbero ad allora gli ultimi versi sulle malattie e la morte, che stonano in parte con la serena contemplazione della prima parte). Non è certo che il testo fosse accompagnato dalla musica e destinato così alla recitazione, oppure destinato alla lettura come preghiera, anche se l’intonazione ricorda molto i cantici religiosi della tradizione biblica. La lingua è il volgare umbro con l’inserzione di molti latinismi e una grafia latineggiante che in parte è ancora incerta, conformemente a molti testi poetici delle Origini.

CANTICO DI FRATE SOLE

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

5 Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’ è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore :
de te, Altissimo, porta significatione.

10 Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle,
in celu l’ai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

15 Laudato si’, mi’ Signore, per sor ‘aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte,
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

20 Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si’ , mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.

25 Beati quelli ke’ l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’, mi Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare.
Guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali,
30 beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ’l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
et serviateli cum grande humilitate.

Il Cantico di Frate Sole o Laudes Creaturarum è una lode rivolta a Dio e alle sue creature. Secondo la tradizione San Francesco scrive il Cantico nel 1224 a San Damiano, dopo una notte di sofferenze fisiche.

I versi del perdono e quelli della morte, sempre secondo la stessa tradizione, sarebbero stati aggiunti in momenti successivi.
Dio è lodato per le sue creature. Il “per” dei versi 10, 12, 15 etc. ha ricevuto diverse interpretazioni, la più accreditata è quella che lo considera un “per” causale. Dio è lodato perché ha creato il sole, la luna e le stelle, il cielo nuvoloso e sereno, l’acqua, il fuoco, la terra, cose belle e buone per l’uomo.
Francesco rivolge la sua lode al Signore per quelli che soffrono e perdonano e saranno un giorno beati in cielo e nell’ultima strofa anche per la morte alla quale nessun uomo può sfuggire: maledetti saranno coloro che moriranno nel peccato, benedetti coloro che moriranno in pace con Dio perché saranno in salvo dalla dannazione.
Il testo di 33 versetti assonanzati è scritto in volgare umbro; si possono notare le finali in -u, tipiche di questo dialetto e le forme tronche, so’ per sono per esempio. Ci sono termini che derivano dal latino: laude, homo, aere, e altri che derivano dal francese: mentovare.
Il riferimento alla morte e alla dannazione eterna per gli uomini che muoiono nel peccato è tradizionale nella mentalità religiosa del Medioevo, nuova è invece la lode che Francesco rivolge a Dio e alle sue creature che sono belle, buone, utili per l’uomo.

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